LA NOCELLARA DELL’ETNA E LE SUE CUGINE
La Nocellara dell’Etna, la Nocellara del Belice e la Nocellara Messinese sono solo alcune delle oltre 500 varietà di olive del nostro paese. Ogni extravergine di qualità dà ai piatti un gusto diverso e unico, e la Sicilia è il posto dove queste tre varietà trovano il loro massimo, dalla coltivazione alla tavola.
L’olio, uno dei principali ed indiscussi re della cucina mediterranea, fa da padrone nelle case di tutti gli italiani e dei siciliani in maggior misura. “Il vino che rallegra il cuore dell’uomo, l’olio che gli fa risplendere il volto”.
“Olio con sapiente arte spremuto
Dal puro frutto degli annosi olivi,
Che cantan -pace! -in lor linguaggio muto
Degli umbri colli pei solenti clivi,
Chiaro assai più liquido cristallo,
Fragrante quale oriental unguento,
Puro come la fè che nel metallo
Concavo t’arde sull’altar d’argento,
Le tue rare virtù non furo ignote
Alle mense d’Orazio e di Varrone
Che non sdegnàr cantarti in loro note…”
Gabriele D’Annunzio
Sono mani sapienti ed antiche con ricette e tradizioni che si tramandano da tempi lontani che permettono ad oggi di detenere alla Sicilia uno dei principali primati per la produzione di questo bene cosi prezioso, ma per capire a fondo l’essenza di un bene così importante si deve conoscere la sua provenienza, i suoi alberi e le sue olive.
LA NOCELLARA DELL’ETNA
L’albero di Nocellara dell’Etna si presenta come una pianta vigorosa, dal portamento espanso e dalla chioma mediamente densa. Augghialora, Paturnisa e Tortorella sono alcuni dei nomi che le vengono dati, la Nocellara Etnea è una cultivar autoctona siciliana. Cresce in particolare nella zona centrale ed orientale della Sicilia, nell’area compresa tra le province di Enna, Catania, Messina, Siracusa e Ragusa. A differenza della cugina del Belice questa cultivar entra in produzione in una fase piuttosto precoce. La produzione di polline è ricca così come la fioritura, mentre la fase di invaiatura è in genere tardiva. La resa dell’olio si aggira intorno al 16% ed è quindi abbastanza bassa.
LA FORMA DELLE FOGLIE
è lanceolata e leggermente affusolata con dimensioni medie sia in larghezza che in lunghezza. Mentre i frutti si presentano asimmetrici, di forma ellittica, hanno apice appuntito e base arrotondata con umbone. In superficie, si notano delle lenticelle grandi ma non molto numerose. Il rapporto tra nocciolo e polpa è molto elevato e questo carattere rende la cultivar Nocellara dell’Etna una delle migliori per la produzione di olive da tavola verdi. L’olio extravergine di oliva in vendita si connota innanzitutto per un livello di acidità molto basso.
IL SAPORE
può comunque variare in modo abbastanza sensibile in base alla fase di invaiatura durante la quale si effettua la raccolta e la spremitura. Con olive non troppo mature, all’olfatto si impone un fruttato in cui si avvertono sensazioni di pomodoro verde, foglia di erba, mandorla o anche cardo e carciofo. Il fruttato è di intensità che oscilla tra il medio e l’alto, mentre a livello gustativo e retro gustativo quest’olio risulta abbastanza piccante e un po’ amaro, mentre la dolcezza aumenta se l’olio viene ottenuto da olive già mature.
L’OLIO EXTRAVERGINE
l’olio evo da Nocellara dell’Etna è ricco di polifenoli e quindi dotato di ottime proprietà antiossidanti con cui l’organismo si difende da patologie cardiovascolari e neurologiche, presenta un’alta digeribilità ed è ottimo da usare su cibi crudi e cotti e per la preparazione di dolci. Si tratta di una varietà di olio extravergine molto pregiata.
LA NOCELLARA DEL BELICE
In profumo di antichità la Nocellara del Belice si presenta come una delle piante autoctone della Sicilia, si presume sia presente sul territorio siciliano dai tempi della Magna Grecia, per ricordare ai posteri che se mediamente grandi da uomini ci sentiamo, c’è chi sopravvive e produce prodotti pregiati dall’VIII Secolo a.C. Come la cugina Nocellara dell’Etna, anche questa varietà di Nocellara rappresenta una cultivar estremamente pregiata ed è una delle autoctone siciliane più stimate in assoluto.
La Nocellara del Belice ha una resa a livello della produzione dell’olio molto alta, riesce a toccare picchi del 20%, anche se il periodo di maturazione è piuttosto tardivo. E’ un’oliva caratterizzata da un livello di produttività fruttifera molto buono.
LA STORIA
Presente da sempre nella provincia del Trapanese, la sua grande adattabilità le ha permesso di attecchire bene nelle zone dell’Agrigentino e di Palermo, fino ad espandersi nella Sicilia Orientale.
Le olive di questa particolare varietà si prestano bene sia al consumo da tavola, sia alla lavorazione per l’olio. Infatti proprio quest’ultimo ha una colorazione che può andare dal giallo al verde intenso ed un’acidità molto bassa (sotto lo 0.5%). All’olfatto, l’olio extravergine di oliva in vendita si presenta con un fruttato di oliva di media intensità, accompagnato da note di mandorla, pomodoro verde, erba tagliata, carciofo e talvolta di erbe aromatiche. Il gusto è amaro, leggermente piccante e con una punta di dolce.
IN CUCINA
In cucina, l’olio derivato dalla Nocellara del Belice dà il meglio di sè sia crudo (per il condimento di minestroni, verdure e insalata) che cotto (nella preparazioni di arrosti e fritture, sia di carne che di pesce) grazie al fatto che il suo punto di fumo è più alto rispetto alle altre tipologie di olii. Le olive da mensa, invece, si possono preparare sia al nero che al verde con i metodi della salamoia o con il cosiddetto metodo sivigliano. Il contenuto di polifenoli è alto e quindi il consumo di questo olio favorisce la riduzione del rischio di malattie cardiovascolari, mentre l’alto contenuto di grassi ad alta digeribilità favorisce la riduzione del colesterolo e degli zuccheri nel sangue.
Ma Nocellara del Bèlice o Belìce? (curiosità e cenni storici)
Anche il Capo dello Stato Mattarella si è confuso. E su twitter non si è parlato d’altro, a 50 anni esatti dal terremoto.
Ma si dice Bèlice o Belìce? La parola infatti deriva dall’arabo Belìch, nome di un castello che sorgeva nella zona. E dalle origini trae anche l’accento.
L’allora presidente della Fondazione Orestiadi di Gibellina, Ludovico Corrao, più di una volta affermò: “La pronuncia Belice è in realtà una storpiatura coniata dai giornalisti settentrionali arrivati in Sicilia dopo il terremoto del 1968″.
Scrive Paolo Rumiz: “Belìce si chiamava la valle che da Salaparuta scende fino all’acropoli di Selinunte sul Canale di Sicilia. Belìce con l’accento sulla “i”. Poi venne il terremoto e la tv nazionale disse Bèlice, con quell’arretramento sulla “e” che divenne sinonimo di fallimento, e così la valle perse il nome, dopo aver già perso la memoria. Oggi, nemmeno i siciliani chiamano più il posto nel modo giusto, all’araba, dal nome antico del fiume – U-Bilìk – che scende con due affluenti gemelli dalla Piana degli Albanesi e Corleone”.
LA NOCELLARA MESSINESE
Meno famosa e diffusa rispetto alle “cugine” del Belice e dell’Etna, la Nocellara Messinese è una cultivar autoctona siciliana. Presente negli uliveti della zona di Messina, Catania e Siracusa (ma anche in alcune aree della vicina Calabria), spesso condivide alcune zone con la Nocellara dell’Etna. La Messinese è nota anche con i sinonimi di Nuciddara, Verdella e Turdunazza Antimosca e viene usata sia per la produzione di olio extravergine destinato alla vendita al pubblico che per il consumo da mensa.
CARATTERISTICHE
La sua diffusione meno “invadente” è probabilmente legata ad alcune debolezze intrinseche, come la scarsa resistenza alle temperature basse (fattore che quindi ne sconsiglia la coltivazione in aree collinari o montane) ed alla carenza d’acqua. Questa cultivar è comunque auto-compatibile e pertanto non comporta particolari difficoltà per quanto concerne l’impollinazione. A differenza delle altre ha una buona resistenza agli attacchi di mosca ed al mal del piombo, mentre risulta abbastanza sensibile all’occhio di pavone.
LA PIANTA
La pianta di Nocellara Messinese ha portamento espanso, vigoria media ed una chioma dalla densità piuttosto elevata. Le foglie hanno dimensioni medie, forma lanceolata e sono prive di curvatura longitudinale. Le drupe, di pezzatura molto grossa (è frequente infatti un peso superiore anche ai sei grammi) e dalla polpa molto carnosa grazie al rapporto polpa-nocciolo. La Nocellara Messinese è caratterizzata da un periodo di invaiatura medio e da una fase di raccolta che idealmente viene effettuata durante il mese di Ottobre.
PRODUTTIVITÀ
La produttività di questa cultivar è alta, mentre la resa dell’olio è media (compresa tra il 16 ed il 20%) l’acidità piuttosto bassa. I frutti hanno una forma ovoidale simmetrica, con apice rotondo, presenza di umbone e base arrotondata ed in superficie presentano numerose lenticelle piuttosto ampie. Le olive di Nocellara Messinese quando maturano si tingono di un colore nero tendente al violaceo.
L’OLIO EXTRAVERGINE
L’olio EVO ottenuto grazie alla spremitura di olive di Nocellara Messinese ha una colorazione gialla mista al verde ed all’olfatto si segnala come un fruttato di intensità non troppo elevata cui si associano solitamente delle sensazioni di mandorla, erba tagliata, pomodoro, ramo, carciofo ed erbe aromatiche. Il gusto si caratterizza per la presenza del piccante, mentre meno spiccate ma comunque presenti sono le sensazioni di dolce ed amaro.
SOSTANZE NUTRITIVE
L’alto contenuto di tocoferoli e di grassi monoinsaturi e ad alta digeribilità fanno di quest’olio un ottimo ingrediente per chi cerca delle pietanze con un elevata quantità di antiossidanti e per chi è alle prese con regimi alimentari a basso contenuto di colesterolo. La bassa acidità fa in modo che l’olio extravergine di oliva abbia un punto di fumo più elevato rispetto agli altri olii, rendendolo ideale per la preparazione di fritture sia di carne che di pesce. Ottima è comunque la sua adattabilità anche per il condimento di cibi crudi, di verdure e di insalate.
La Nocellara dell’Etna, la Nocellara del Belice e la Nocellara Messinese sono solo alcune delle oltre 500 varietà di olive del nostro paese. Ogni extravergine di qualità dà ai piatti un gusto diverso e unico, e la Sicilia è il posto dove queste tre varietà trovano il loro massimo, dalla coltivazione alla tavola.
L’olio, uno dei principali ed indiscussi re della cucina mediterranea, fa da padrone nelle case di tutti gli italiani e dei siciliani in maggior misura. “Il vino che rallegra il cuore dell’uomo, l’olio che gli fa risplendere il volto”.
“Olio con sapiente arte spremuto
Dal puro frutto degli annosi olivi,
Che cantan -pace! -in lor linguaggio muto
Degli umbri colli pei solenti clivi,
Chiaro assai più liquido cristallo,
Fragrante quale oriental unguento,
Puro come la fè che nel metallo
Concavo t’arde sull’altar d’argento,
Le tue rare virtù non furo ignote
Alle mense d’Orazio e di Varrone
Che non sdegnàr cantarti in loro note…”
a Gabriele D’Annunzio
Sono mani sapienti ed antiche con ricette e tradizioni che si tramandano da tempi lontani che permettono ad oggi di detenere alla Sicilia uno dei principali primati per la produzione di questo bene cosi prezioso, ma per capire a fondo l’essenza di un bene così importante si deve conoscere la sua provenienza, i suoi alberi e le sue olive.
LA NOCELLARA DELL’ETNA
L’albero di Nocellara dell’Etna si presenta come una pianta vigorosa, dal portamento espanso e dalla chioma mediamente densa. Augghialora, Paturnisa e Tortorella sono alcuni dei nomi che le vengono dati, la Nocellara Etnea è una cultivar autoctona siciliana. Cresce in particolare nella zona centrale ed orientale della Sicilia, nell’area compresa tra le province di Enna, Catania, Messina, Siracusa e Ragusa. A differenza della cugina del Belice questa cultivar entra in produzione in una fase piuttosto precoce. La produzione di polline è ricca così come la fioritura, mentre la fase di invaiatura è in genere tardiva. La resa dell’olio si aggira intorno al 16% ed è quindi abbastanza bassa.
LA FORMA DELLE FOGLIE
è lanceolata e leggermente affusolata con dimensioni medie sia in larghezza che in lunghezza. Mentre i frutti si presentano asimmetrici, di forma ellittica, hanno apice appuntito e base arrotondata con umbone. In superficie, si notano delle lenticelle grandi ma non molto numerose. Il rapporto tra nocciolo e polpa è molto elevato e questo carattere rende la cultivar Nocellara dell’Etna una delle migliori per la produzione di olive da tavola verdi. L’olio extravergine di oliva in vendita si connota innanzitutto per un livello di acidità molto basso.
IL SAPORE
può comunque variare in modo abbastanza sensibile in base alla fase di invaiatura durante la quale si effettua la raccolta e la spremitura. Con olive non troppo mature, all’olfatto si impone un fruttato in cui si avvertono sensazioni di pomodoro verde, foglia di erba, mandorla o anche cardo e carciofo. Il fruttato è di intensità che oscilla tra il medio e l’alto, mentre a livello gustativo e retro gustativo quest’olio risulta abbastanza piccante e un po’ amaro, mentre la dolcezza aumenta se l’olio viene ottenuto da olive già mature.
L’OLIO EXTRAVERGINE
l’olio evo da Nocellara dell’Etna è ricco di polifenoli e quindi dotato di ottime proprietà antiossidanti con cui l’organismo si difende da patologie cardiovascolari e neurologiche, presenta un’alta digeribilità ed è ottimo da usare su cibi crudi e cotti e per la preparazione di dolci. Si tratta di una varietà di olio extravergine molto pregiata.
LA NOCELLARA DEL BELICE
In profumo di antichità la Nocellara del Belice si presenta come una delle piante autoctone della Sicilia, si presume sia presente sul territorio siciliano dai tempi della Magna Grecia, per ricordare ai posteri che se mediamente grandi da uomini ci sentiamo, c’è chi sopravvive e produce prodotti pregiati dall’VIII Secolo a.C. Come la cugina Nocellara dell’Etna, anche questa varietà di Nocellara rappresenta una cultivar estremamente pregiata ed è una delle autoctone siciliane più stimate in assoluto.
La Nocellara del Belice ha una resa a livello della produzione dell’olio molto alta, riesce a toccare picchi del 20%, anche se il periodo di maturazione è piuttosto tardivo. E’ un’oliva caratterizzata da un livello di produttività fruttifera molto buono.
LA STORIA
Presente da sempre nella provincia del Trapanese, la sua grande adattabilità le ha permesso di attecchire bene nelle zone dell’Agrigentino e di Palermo, fino ad espandersi nella Sicilia Orientale.
Le olive di questa particolare varietà si prestano bene sia al consumo da tavola, sia alla lavorazione per l’olio. Infatti proprio quest’ultimo ha una colorazione che può andare dal giallo al verde intenso ed un’acidità molto bassa (sotto lo 0.5%). All’olfatto, l’olio extravergine di oliva in vendita si presenta con un fruttato di oliva di media intensità, accompagnato da note di mandorla, pomodoro verde, erba tagliata, carciofo e talvolta di erbe aromatiche. Il gusto è amaro, leggermente piccante e con una punta di dolce.
IN CUCINA
In cucina, l’olio derivato dalla Nocellara del Belice dà il meglio di sè sia crudo (per il condimento di minestroni, verdure e insalata) che cotto (nella preparazioni di arrosti e fritture, sia di carne che di pesce) grazie al fatto che il suo punto di fumo è più alto rispetto alle altre tipologie di olii. Le olive da mensa, invece, si possono preparare sia al nero che al verde con i metodi della salamoia o con il cosiddetto metodo sivigliano. Il contenuto di polifenoli è alto e quindi il consumo di questo olio favorisce la riduzione del rischio di malattie cardiovascolari, mentre l’alto contenuto di grassi ad alta digeribilità favorisce la riduzione del colesterolo e degli zuccheri nel sangue.
Ma Nocellara del Bèlice o Belìce? (curiosità e cenni storici)
Anche il Capo dello Stato Mattarella si è confuso. E su twitter non si è parlato d’altro, a 50 anni esatti dal terremoto.
Ma si dice Bèlice o Belìce? La parola infatti deriva dall’arabo Belìch, nome di un castello che sorgeva nella zona. E dalle origini trae anche l’accento.
L’allora presidente della Fondazione Orestiadi di Gibellina, Ludovico Corrao, più di una volta affermò: “La pronuncia Belice è in realtà una storpiatura coniata dai giornalisti settentrionali arrivati in Sicilia dopo il terremoto del 1968″.
Scrive Paolo Rumiz: “Belìce si chiamava la valle che da Salaparuta scende fino all’acropoli di Selinunte sul Canale di Sicilia. Belìce con l’accento sulla “i”. Poi venne il terremoto e la tv nazionale disse Bèlice, con quell’arretramento sulla “e” che divenne sinonimo di fallimento, e così la valle perse il nome, dopo aver già perso la memoria. Oggi, nemmeno i siciliani chiamano più il posto nel modo giusto, all’araba, dal nome antico del fiume – U-Bilìk – che scende con due affluenti gemelli dalla Piana degli Albanesi e Corleone”.
LA NOCELLARA MESSINESE
Meno famosa e diffusa rispetto alle “cugine” del Belice e dell’Etna, la Nocellara Messinese è una cultivar autoctona siciliana. Presente negli uliveti della zona di Messina, Catania e Siracusa (ma anche in alcune aree della vicina Calabria), spesso condivide alcune zone con la Nocellara dell’Etna. La Messinese è nota anche con i sinonimi di Nuciddara, Verdella e Turdunazza Antimosca e viene usata sia per la produzione di olio extravergine destinato alla vendita al pubblico che per il consumo da mensa.
CARATTERISTICHE
La sua diffusione meno “invadente” è probabilmente legata ad alcune debolezze intrinseche, come la scarsa resistenza alle temperature basse (fattore che quindi ne sconsiglia la coltivazione in aree collinari o montane) ed alla carenza d’acqua. Questa cultivar è comunque auto-compatibile e pertanto non comporta particolari difficoltà per quanto concerne l’impollinazione. A differenza delle altre ha una buona resistenza agli attacchi di mosca ed al mal del piombo, mentre risulta abbastanza sensibile all’occhio di pavone.
LA PIANTA
La pianta di Nocellara Messinese ha portamento espanso, vigoria media ed una chioma dalla densità piuttosto elevata. Le foglie hanno dimensioni medie, forma lanceolata e sono prive di curvatura longitudinale. Le drupe, di pezzatura molto grossa (è frequente infatti un peso superiore anche ai sei grammi) e dalla polpa molto carnosa grazie al rapporto polpa-nocciolo. La Nocellara Messinese è caratterizzata da un periodo di invaiatura medio e da una fase di raccolta che idealmente viene effettuata durante il mese di Ottobre.
PRODUTTIVITÀ
La produttività di questa cultivar è alta, mentre la resa dell’olio è media (compresa tra il 16 ed il 20%) l’acidità piuttosto bassa. I frutti hanno una forma ovoidale simmetrica, con apice rotondo, presenza di umbone e base arrotondata ed in superficie presentano numerose lenticelle piuttosto ampie. Le olive di Nocellara Messinese quando maturano si tingono di un colore nero tendente al violaceo.
L’OLIO EXTRAVERGINE
L’olio EVO ottenuto grazie alla spremitura di olive di Nocellara Messinese ha una colorazione gialla mista al verde ed all’olfatto si segnala come un fruttato di intensità non troppo elevata cui si associano solitamente delle sensazioni di mandorla, erba tagliata, pomodoro, ramo, carciofo ed erbe aromatiche. Il gusto si caratterizza per la presenza del piccante, mentre meno spiccate ma comunque presenti sono le sensazioni di dolce ed amaro.
SOSTANZE NUTRITIVE
L’alto contenuto di tocoferoli e di grassi monoinsaturi e ad alta digeribilità fanno di quest’olio un ottimo ingrediente per chi cerca delle pietanze con un elevata quantità di antiossidanti e per chi è alle prese con regimi alimentari a basso contenuto di colesterolo. La bassa acidità fa in modo che l’olio extravergine di oliva abbia un punto di fumo più elevato rispetto agli altri olii, rendendolo ideale per la preparazione di fritture sia di carne che di pesce. Ottima è comunque la sua adattabilità anche per il condimento di cibi crudi, di verdure e di insalate.